mercoledì 18 aprile 2012

LA POESIA È UNA COSA IMPORTANTE E NOBILE



Visto che è già passata La Giornata della Poesia e che maggio è il mese del libro, diventerò, in questa particolare occasione, solo per voi, poeta laureato. Se per poeta si intende uno che beve la propria pipì per sbaglio e per laureato un amante degli anfibi in generale: perché io sono entrambe le cose.
Però mi piace molto la poesia e vi confesso che alla maledetta età di 24 anni, anche dopo che il mio cuore si è indurito per resistere alle storture della vita, sono rimasto inguaribile romantico, se per inguaribile si intende una malattia venerea e per romantico un feticista della saliva. Però sono capace di piangere di fronte a una canzone, a una poesia, a un film. Insomma, sono proprio uno zuccherino, come quelli che si danno per premio ai cavalli quando fanno i buoni.


 Insomma, io voglio solo prendere la migliore poesia italiana e renderla ancora più bella, è chiedere troppo? Se per bella si intende una ragazza che ti... vabbè, passiamo alle poesie.


L'infinito Orgasmo, di Giacomo Leopardi

Sempre caro mi fu quest'ermo corpo, e questa gonna, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. ma sedendo e mirando interminate scollature di la da quella, sovraumani seni e profondissimi decolletè io nel pensier mi fingo, ove per per poco il pene non s'indura. E come i gemiti odo stormir tra queste labbra, io questo infinito culetto e oltre vo comparando. E mi sovvien l'eterno e le piccole morti, la mutandina evviva! e il suon di lei che viene. Così tra questa umidità s'annega il membro mio, e il naufragar m'è dolce in questo mar


Il fisting a maggio, Di Alessandro Manzoni

Ei fu, siccome immobile, dato il mortal orgasmo, stette spogliato e immemore, orbo di tanto spiro. Così percossa e attonita, la ragazza al letto sta legata, pensando all'ultimo amplesso dell'uomo fatale, nè sa quando un simile pene di uomo mortale, la sua bagnata fonte a prosciugar verrà. Dal monte di venere alle cosce, dalla clitoride al seno, con quelle mani un fulmine, e lei veniva in un baleno: scoppiò dalscilla al tanai, copiosa come un mar. Fu vera gloria? ai posteriori l'ardua sentenza. oh quante volte al tacito morir di un sospiro inerte, chinate le labbra fulminee sul sen eretto stette, e dei dii che furono... il pensiero lo fece venir


Puttane, Ungaretti

Si sta
Come d'autunno
Sulla strada
Le puttane

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